Sostegno, in arrivo un altro ciclo di TFA per specializzare oltre 20 mila docenti: decidono tutto le Università

Finalmente il Miur attiva il V ciclo TFA per la specializzazione nel sostegno agli alunni disabili: con la nota Miur 34823, sono state invitati gli atenei, entro il prossimo 6 dicembre, a indicare quanti posti metteranno a disposizione, ponendo particolare attenzione agli idonei del precedente ciclo. Il problema è che il ministero dell’Istruzione dà facoltà alle Università di indicare entro il massimo del potenziale formativo distinto per ogni ordine e grado. E qui sta il punto: non prendendo in considerazione il forte squilibrio nell’assegnazione dei posti dell’ultimo ciclo di specializzazione nel sostegno, contro cui Anief si è posto in tribunale, al dicastero dell’Istruzione hanno ripetuto lo stesso errore dello scorso anno.

“A breve – commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief – ci ritroveremo con regioni intere, come accaduto in Piemonte, dove decine di migliaia di aspiranti verranno messi in competizione nel tentativo di aggiudicarsi poche centinaia di posti messi a bando. E si ripeterà, in questo modo,  la vicenda della ripartizione disomogenea dei 14.224 posti utili a specializzarsi come docente di sostegno, autorizzati con il decreto n. 92/2019, sempre secondo l'offerta degli Atenei e non della vacanza di posti e di insegnanti specializzati nel territorio come prevede la legge. Una modalità a dir poco macchinosa e inefficace contro la quale Anief è ricorsa già in Tribunale, con il primo atto andato a favore del sindacato autonomo, il quale chiedeva proprio l’ampliamento dei posti attraverso apposito ricorso ad adiuvandum

“Visto che saranno le Università a decidere quanti posti assegnare, in base alle loro capacità formative, alle aule e ai docenti da poter mettere a disposizione, viene da chiedersi quale è ancora una volta il ruolo attivo del Miur nel gestire l’organizzazione dei corsi di sostegno”: a chiederlo pubblicamente è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Perché – dice ancora il sindacalista - non sembra nemmeno più importante la volontà effettiva di incrementare il contingente delle immissioni in ruolo: se le Università di una regione, infatti, non danno la loro disponibilità ad attuare i corsi di sostegno, ne consegue che i corsi non si faranno”.

IL RISCHIO

Si vanifica, di fatto, anche “la richiesta del Ministro Fioramonti di aumentare il numero dei posti che, in base all’autorizzazione del MEF – ricorda Orizzonte Scuola - sono circa 14.000 (+ 7.000 idonei)”. Perché anche se una regione detiene un numero record di posti vacanti, non è detto che se ne faccia accreditare in numero maggiore rispetto ad altre. Per quanto riguarda l’accesso ai corsi specializzanti, va detto che risulta sempre indispensabile l’abilitazione all’insegnamento oppure la laurea con i 24 CFU universitari.

Inoltre, vanno considerati gli Idonei del TFA IV ciclo, quello precedenti, che sulla base del  Dm n. 92 dell’08 febbraio 2019 sono stati ammessi in soprannumero. Si tratta dei docenti che anche, in occasione dei precedenti cicli di specializzazione, hanno sospeso il percorso ovvero, pur in posizione utile, non si sono iscritti al percorso o sono risultati vincitori di più procedure e hanno esercitato le relative opzioni; o, infine, sono risultati inseriti nelle rispettive graduatorie di merito, ma non in posizione utile. Si stima, scrive sempre la rivista specializzata, che si tratti di circa 7.000 docenti. La nota Miur fa esplicito riferimento agli idonei, in quanto nell’elaborazione dell’offerta formativa bisognerà tenerne conto. Gli idonei dovranno essere ammessi allo stesso Ateneo in cui hanno superato le prove, tranne motivata deroga che sarà gestita tra le istituzioni accademiche.

LE PROVE DI ACCESSO

In base al decreto ministeriale del 30 settembre 2001, la prima prova sarà quella del test preselettivo, composto da 60 quesiti formulati con 5 opzioni di risposta. Di questi, almeno 20 sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti. Il test ha la durata di due ore. I candidati che supereranno il test accederanno alla prova scritta e orale, sugli argomenti del bando.

Per quanti supereranno le prove per accedere al corso universitario, il corso dura non meno di otto mesi e rilascia il diploma di specializzazione per le attività di sostegno per il grado di istruzione frequentato (è possibile sceglierne solo uno, anche se si risulta vincitori per più gradi). Si tratta di un corso che prevede l’acquisizione di 60 CFU.

GLI ALTRI LIMITI DELLA LEGGE

Anief ricorda che oltre all’esiguità dei docenti specializzati, che quest’anno ha portato ad assegnare l’80 per cento delle cattedre scoperte a docenti precari privi del titolo di didattica speciale, c’è anche un’altra grande falla nel sistema che regola il sostegno agli alunni disabili: quella della permanenza obbligata, prevista dalla Legge n. 128 del 2013, di una cattedra su tre nell’organico di fatto anziché in quello di diritto, che quindi assegna oltre 50 mila posti l’anno necessariamente ai supplenti, con scadenza 30 giugno anziché 31 agosto, senza possibilità alcuna che quelle cattedre, seppure a tutti gli effetti vacanti, possano essere inglobate nei contingenti delle immissioni in ruolo.

Anief, quindi, ha chiesto una modifica al decreto n. 126 salva-precari: l’emendamento prevede che imancato possesso della specializzazione su sostegno non possa, infatti, costituire motivo di esclusione dalla partecipazione al concorso straordinario. In vista della necessità di stabilizzare il maggior numero possibile di docenti di sostegno e a fronte almeno diecimila disponibilità, per garantire la necessaria qualità̀ dei docenti ai quali sono affidati gli studenti con disabilità, Anief chiede di subordinare l’immissione in ruolo al conseguimento della specializzazione.

L’AZIONE DEL SINDACATO

Per tutelare alunni disabili e dei docenti specializzati, l’Anief quest’anno ha presentato ricorso contro lo schema di decreto ministeriale sugli organici sul sostegno, al quale è possibile ancora aderire gratuitamente ad adiuvandum. A questo proposito la Cassazione, con la sentenza n. 25101, ha appena confermato l’illegittimità della decisione degli Uffici scolastici di ridurre le ore settimanali stabilite dal Pei. Chi volesse informazioni, può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Infine, per venire incontro anche alle famiglie costrette a ritirare da scuola i figli per protesta, il sindacato ha confermato l’iniziativa gratuita ‘Sostegno, non un’ora in meno!’, per far rispettare le ore di sostegno assegnate.

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